In seguito alla morte di un caro defunto, gli eredi si trovano a dover far i conti con i debiti e crediti di quest’ultimo. Ma cosa succede nel caso in cui la successione ereditaria riguardi un lavoratore con partita IVA per cui risultano ancora delle fatture non liquidate? Scopriamolo assieme!
Eredi: riscossione del credito e pagamento dell’IVA
In base a quanto sancito dal DPR n. 633/72, è obbligatorio chiudere la partita IVA entro 6 mesi dalla dipartita del titolare. Durante questo lasso di tempo gli eredi hanno la possibilità di avvalersi nei confronti dei debitori e riscuotere i crediti a favore del libero professionista deceduto.
Allo stesso tempo, oltre ai crediti nei confronti dei clienti, bisogna ricordarsi alcuni importanti adempimenti fiscali. Dietro ad ogni fattura emessa, infatti, vi è ovviamente il versamento dell’IVA e pertanto gli eredi dovranno provvedere anche al pagamento di quest’ultima.
Nel caso in cui questo lasso di tempo non sia sufficiente a risolvere la situazione, allora è possibile richiedere una proroga.
Partita IVA aperta fino alla conclusione di tutti i rapporti giuridici
Come già detto, in base alla normativa attuale è possibile mantenere aperta la Partita IVA fino a 6 mesi del decesso. Tuttavia nel caso in cui alcune situazioni siano ancora sospese è possibile prorogare il tempo.
In base a quanto si evince dalla circolare numero 11/2007, infatti, non è possibile ritenere cessata un’attività professionale fino a quando non vengono concluse tutte le operazioni ad essa inerenti.
Se un soggetto ha emesso fatture e al momento della sua scomparsa non erano ancora state saldate, gli eredi hanno il diritto di riscuotere quanto pattuito e versare di conseguenza quanto dovuto al Fisco. A questo punto è chiaro come la Partita IVA di un libero professionista non si chiuda in automatico alla sua morte, ma è necessario concludere prima tutte le operazioni. Fino a quel momento, infatti, deve continuare ad essere attiva!